Una mappa del crimine a Milano, per sapere con precisione dove sono accaduti i fatti di cronaca nera nell’ultimo anno e farsi un’idea di quali sono davvero le zone malfamate della capitale meneghina. A realizzarla non ci hanno pensato le istituzioni o la Questura, ma un giovane giornalista armato di passione e strumenti gratuiti del web: pochi click, Google Map e il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Collegandosi al blog ilgirodellanera.wordpress.com si ottiene una fotografia dei fenomeni coperti dalla cronaca negli ultimi 12 mesi, collocati nel punto esatto in cui sono avvenuti: accoltellamenti, risse, omicidi furti, rapine, incendi, molestie e molto altro ancora. Un click sull’icona del reato e si può leggere una descrizione del fatto, asciutta e senza fronzoli. Basta una rapida occhiata per rendersi conto di come le zone considerate più malfamate non siano sempre le più pericolose. Alla Barona non si sono registrati gravi crimini e in via Padova tutti gli episodi si sono concentrati in un raggio di 500 metri, su un quartiere (finito sotto coprifuoco) che si estende per oltre quattro chilometri. Molto più pericolose le vie intorno a Corso Buenos Aires, meta di shopping e frequente scenario di rapine e scippi.
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Credo che le persone vogliano sapere cosa succede intorno a loro – spiega a LombardiaNews Daniele Belleri, l’autore de ilgirodellanera – E uno strumento semplice come Google Maps può diventare una risorsa per tutti”.
Mentre negli Stati Uniti e in altre democrazie del mondo questi strumenti sono offerti dalle istituzioni, che permettono ai cittadini o ai giornalisti di accedere a dei database gratuiti con tutti i dati pubblici, in Italia le mappe del crimine sono una risorsa a disposizione solo di poche università e comunque non accessibili al pubblico.
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La mappa che ho realizzato non è affatto completa – continua Belleri – e i suoi dati si riferiscono solo ai fatti diffusi dai giornali che sono una piccola parte di quelli denunciati alle forze dell’ordine. Per questo bisogna sempre contestualizzarne l’uso e capire che non è un lavoro scientifico, ma una ricostruzione giornalistica”. E per capire l’importanza di uno strumento del genere, basta vedere l’esempio della Comasina, una zona in cui nell’arco di un anno si sono registrate poche rapine ma in cui è stato comunque attivato un coprifuoco.
Dopo la pubblicazione della mappa del 2010 e il successo raggiunto dal blog, più di 50mila visitatori, il lavoro di Belleri continuerà anche il prossimo anno.
«La raccolta di informazione per il 2011 è già cominciata – continua – e
un lavoro simile può essere utile solo se ci sono le mappe di più anni che possono essere confrontate tra loro per trarne delle indicazioni sulle politiche adottate”. In attesa che le forze dell’ordine diffondano i loro numeri, la rete dimostra ancora una volta l’importanza di una maggiore trasparenza delle istituzioni.
(
FpsMedia )
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