Battere un record dei 100 metri stile libero sembra più facile che battere la burocrazia. Almeno a Milano dove, dopo due anni di cantieri e lavori e dopo una serie di slittamenti e ritardi, finalmente
il 22 novembre scorso è stata riaperta la storica piscina di via Mecenate intitolata a Daniela Samuele, la mistista e delfinista genovese tragicamente deceduta il 28 gennaio 1966 in un incidente aereo insieme ad altre quarantacinque persone mentre si recava insieme all'allora selezione italiana di nuoto al meeting di Brema.
Chiuso nella primavera del 2009, il mitico tempio della pallanuoto milanese, in realtà, avrebbe dovuto riaprire i battenti il primo dicembre 2009 con un'inaugurazione ufficiale. Settecentomila euro di investimento per ristrutturare l’impianto di termoventilazione, mettere a punto il nuovo sistema di circolazione dell’acqua e ammodernare bagni e spogliatoi.
In merito all'inaugurazione del nuovo polo olimpionico a dicembre 2009 "si tratta di una previsione realistica", aveva dichiarato al momento dell'apertura dei lavori spiega Danilo Vucenovich, presidente lombardo della Fin, la Federazione Italiana Nuoto, che ha in gestione la piscina assieme a quella di Lampugnano. "Bisogna però tenere conto - aveva avvertito Vucenovich - che questo intervento è assai complesso e non vede impegnato solo il Comitato Lombardo ma una pluralità di attori. Quindi la tempistica non dipende esclusivamente dalla nostra volontà che è quella, ovviamente, di rimettere a disposizione degli utenti un impianto rinnovato nel minor tempo possibile".
Che il presidente Fin si sia portato sfortuna da solo? "Stare nei tempi non è mai facile - spiega oggi Vucenovich -. Noi ci abbiamo provato, ma la burocrazia ci ha rallentato". Della partita, infatti, è anche Palazzo Marino. La convenzione firmata nel 2009 con l’assessore allo Sport Alan Rizzi prevedeva un contributo di 2 milioni e 200mila euro, tutti in conto capitale, che avrebbe dovuto servire anche per alcuni lavori alla piscina di Lampugnano. L'obiettivo, ora, è che le attività dei due impianti potessero essere complementari e interdipendenti: i corsi svolti a Lampugnano dovrebbero infatti permettere di poter dedicare la piscina di via Mecenate completamente al nuoto agonistico, rilanciando la disciplina a livello provinciale e regionale.
A tornare sui motivi del ritardo anche l’architetto Gianpaolo Martino, direttore dei lavori di ristrutturazione: "Gli aspetti burocratici sono stati complessi – conferma - e hanno coinvolto una pluralità di attori, da Fin, al Coni fino all'Istituto per il Credito Sportivo". Intanto però si è finalmente girato pagina, e il capoluogo lombardo ha di nuovo il suo tempio del nuoto.
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FpsMedia )