La crisi continua a falcidiare il settore metalmeccanico in Lombardia. In base all'ultima rilevazione disponibile del mese di dicembre 2014, dati alla mano, c'è stata un'impennata di licenziamenti spalmati entro i confini regionali. Un aumento dovuto al fatto che, riducendo i tempi della mobilità, molti lavoratori hanno deciso di andare in mobilità subito, di farsi licenziare, in quanto se l'avessero fatto dopo, avrebbero perso molti mesi di copertura.
Nell'ultimo scorcio dell'anno, a perdere il lavoro, infatti, nella media e grande industria lombarda sono stati in 1893. Salgono a 8131 gli esuberi complessivi nel 2014 (il 16,3% in più rispetto al periodo gennaio-dicembre del 2013), oltre 20mila nell'ultimo triennio: dati che certificano un'emergenza catastrofica, cui sarebbe ora di iniziare a porre rimedio.
Su base annua le differenze percentuali più significative in termini numerici che balzano all'occhio riguardano i territori di Mantova, Varese, Sondrio e la provincia di Monza Brianza, mentre si mantiene quasi invariato il dato della bergamasca.
Nel distretto di Bergamo nell'ultimo mese dell'anno ci sono stati 261 esuberi, a Milano 267, a Monza 431, a Varese 214.
“Si tratta di numeri allarmanti, che devono fare riflettere le istituzioni sulla necessità di intervenire con politiche a sostegno dei lavoratori e del tessuto socio-economico e produttivo. È ora di affrontare la crisi non con pannicelli caldi, ma con interventi strutturali che ridiano ossigeno e competitività alle aziende e mettano al riparo i lavoratori dal rischio di perdere il lavoro”, sostiene il segretario generale della FIOM Cgil Lombardia Mirco Rota .
“Si è chiuso l'anno in modo estremamente pesante, continua il segretario delle tute blu lombarde - c'è il rischio, se non si interviene subito e con determinazione, che performances così drammatiche dal punto di vista numerico si ripetano anche nel 2015”.
“Per questo invitiamo le imprese ad attingere al fondo stanziato dalla Regione per i contratti di solidarietà per ridurre l'orario di lavoro, anziché utilizzare lo strumento drastico della messa in mobilità”, aggiunge Rota.
“Una cosa deve essere chiara: senza investimenti pubblici e privati questa situazione non può modificarsi in meglio, conclude il segretario dei metalmeccanici, anzi è destinata ad aggravarsi e purtroppo la nuova legislazione sul lavoro non fornisce gli strumenti giusti per affrontare la crisi, anzi tende a peggiorarla. Il 2015 inizia con una crisi ancor più pesante che non ha diminuisce e con meno ammortizzatori, ciò significa che il quadro lascia spazio a speranze di ripresa”.
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