La Lombardia ha la sua legge per i festeggiamenti dell’Unità d’Italia. A diciassette giorni esatti dalla fatidica data del 17 marzo – causa, settimana scorsa, di qualche fibrillazione – 51 consiglieri regionali hanno detto sì al documento, 16 no. Tutti leghisti i voti contrari.
La Lega Nord, infatti, ha da subito “dichiarato guerra” al provvedimento, proposto dal Pd e sottoscritto da tutte le forze politiche eccetto il Carroccio. Nella seduta di martedì scorso aveva fatto ostruzionismo (oltre a manifestare apertamente il dissenso con l’abbigliamento di due consiglieri). Stavolta ha tentato la via dell’accordo con la maggioranza: niente ostruzionismo, in cambio dell’istituzione della bandiera e della festa della Lombardia. «Sarà il 29 maggio, giorno della battaglia di Legnano - promette il capgoruppo leghista Stefano Galli - e si starà a casa da lavoro e scuola»
E così il progetto è diventato una legge che stanzia fondi (1.300.000 euro) per la valorizzazione del patrimonio storico e artistico lombardo e istituisce un comitato per le celebrazioni della ricorrenza, con il compito di ideare e coordinare il programma delle iniziative, proporre attività scientifiche, didattiche e divulgative, raccogliere fondi e sponsorizzazioni. L’organismo formulerà anche proposte su eventuali interventi di valorizzazione del patrimonio storico e della memoria risorgimentale.
Le reazioni – Se il relatore del provvedimento, il piediellino Gianluca Rinaldin, si dice soddisfatto perché il «testo approvato oggi è frutto di una mediazione che ha messo al centro l'ideale e l'importanza dell'Unità nazionale», le opposizioni la pensano in modo diverso. «La bandiera e la festa della Lombardia sono già previste dallo Statuto» sottolineano Luca Gaffuri e Maurizio Martina del Pd. E nell’accordo vedono «una sconfitta della Lega Nord che, dopo aver tentato l'ostruzionismo, ha ripiegato sull'applicazione dello Statuto. Nulla di nuovo quindi. Pdl e Lega escono spaccati da questo voto. Per fortuna il siparietto propagandistico dei leghisti è finito. Ora possiamo festeggiare degnamente la nostra storia». Pd critico anche sull’assenza di Formigoni. «Non si fa nemmeno vedere in Aula quando si discute la legge e poi si precipita a sposare le tesi leghiste sulla bandiera e sulla festa della Lombardia».
E sulla promessa del capogruppo leghista Galli di stare tutti a casa in occasione della festa lombarda, l'Idv Gabriele Sola ironizza. «Ma come rendere festiva la giornata del 17 marzo da celebrarsi una volta ogni cinquant'anni, a sentir loro, porterebbe il paese al fallimento; e invece non lavorare per la futura, annuale festa della Lombardia sarebbe tutta salute per la nostra economia? Non sta in piedi! Il Lombardia-day potrà benissimo celebrarsi in un giorno feriale»
Atteggiamento assurdo, quello della Lega, anche per l’Udc. «Tutta la sceneggiata sulla Festa e l’uso della bandiera regionale, già previste dallo Statuto, non riuscirà a nascondere gli abomini antistorici e irrispettosi del sacrificio di molti lombardi per la nostra nazione – commenta il capogruppo Gianmarco Quadrini -. È assurdo l’atteggiamento della Lega che si dice favorevole alla Festa regionale e non a quella nazionale. Non credo che il modello di federalismo che hanno in mente sia pensato per unire come dicono».
Da Chiara Cremonesi, di Sel, arriva invece una dura critica ai leghisti. «Saranno contenti, da oggi, molti cittadini lombardi. Sì. I tanti cassintegrati o disoccupati pesantemente colpiti dalla crisi economica, i pendolari che ogni giorno viaggiano su treni affollati, sporchi e spesso in ritardo, gli studenti privati del tempo pieno che frequentano edifici scolastici inagibili, gli anziani in difficoltà con servizi socio-assistenziali sempre più scarsi avranno di che consolarsi. Perché, grazie alla strenua battaglia della Lega Nord sulla legge per i 150 anni dell’unità d’Italia, la Lombardia avrà la sua bandiera e la sua festa regionale entro 90 giorni. Due indiscutibili priorità».