
“La crescita non è solo un fatto economico, deve anche
rappresentare il risveglio morale e civile degli italiani. E io credo che l'Italia “potrà” vincere le sfide del suo tempo anche questa volta”. La realtà italiana (ed europea) irrompe – senza sorprese - nel
convegno dedicato a Tommaso Padoa Schioppa all'Università Bocconi.
Giorgio Napolitano interviene per ultimo, ma prima di lui sono
Mario Monti, Carlo Azeglio Ciampi e Romano Prodi a farvi, non celati, accenni.
E' Ciampi, presidente emerito delle Repubblica, a prendere a prestito le parole dello stesso Padoa Schioppa
(sopra riportate), dette in occasione della commemorazione per Quintino Sella
Suona quasi stridente l'accostamento fra la figura dell'economista (impegnato prima nella Banca d'Italia con Ciampi, poi nella Commissione europea con Delors, nella Banca centrale europea con Trichet, nel governo italiano con Prodi) e l'attuale situazione politica italiana.
Ma c'è una sincera nota di speranza nelle parole degli amici che lo ricordano. “Troviamo, in questo ricordo, la
forza per reagire a questo difficilissimo momento – esorta Monti -. Guardando in alto saremo capaci di
vincere la malinconia, di trasformarla in rinnovato impegno, in fiducioso ed energico contributo individuale ad una comunità più coesa, che possa
guardare dentro se stessa non con vergogna, ma con orgoglio”.
Speranza che poggia sulla figura dell'ex ministro come possibile esempio da studiare e seguire. “Una lotta che ha portato avanti da ministro – ricorda il “suo premier” Prodi – è stata quella
contro il morbo del breve termine che corrode tutte le democrazie italiane, in particolare quella italiana. Una malattia che spinge il decisore politico a pensare solo all'oggi, che può portare all'indebolimento e
distruggere la fiducia dei cittadini”.
Chiara anche la stoccata del “professore” alla Lega Nord. “La virtù di Tommaso è quella di
aver individuato gli obiettivi di lungo periodo. Con questo stesso metodo ha affrontato il
disegno federalista. Non per vincere una gara di demagogia, ma per raggiungerlo rispettando i vincoli legati alla partecipazione dell'Italia all'Europa e i principi volti a garantire la perequazione tra i territori”.
Quello da ministro dell'Economia è stato solo l'ultimo di una lunga

serie di incarichi di prestigio. “Padoa Schioppa – ha ricordato con commozione Napolitano (
il suo discorso) – era uno di quegli uomini con una
profonda vocazione e formazione democratica. Uomini che sanno dove la loro responsabilità si arresta e cede il passo alla sfera delle decisioni politiche,
assunte in nome della sovranità popolare”. Quella stessa politica che nella crisi economica ha avuto un ruolo fondamentale - secondo l'economista - proprio perché ha “abdicato” in nome di un “
fondamentalismo di mercato”.
Anche per questa sua lungimiranza, secondo il presidente della Repubblica, “per tutte le forze che si sentono
corresponsabili del ruolo e dell'immagine del nostro Paese, ci sarà molto da raccogliere del suo impegno e del suo esempio”. Perché Padoa Schioppa era uno di quegli uomini per cui, a un certo punto, “è venuto il momento di assumere eccezionalmente funzioni politiche dirette, rappresentative e di governo. Il momento in cui si avverte, per forti ragioni, il
dovere di non sottrarsi a quel difficile e anche ingrato esercizio:
ma questo è un altro discorso”.